sabato 23 febbraio 2013

LE CANZONI DI SANREMO '63

 



Side a)
  1. Joe Sentieri - Fermate il mondo (canfora-verde)
  2. Ornella Vanoni - Ricorda (donida-mogol)
  3. Emilio Pericoli - Sull'acqua (pagano-maresca)
  4. Joe Sentieri - Amor, mon amour, my love (malgoni-pallesi)
  5. Stelvia Ciani - Perché, perché (cichellero)
  6. Lando Fiorini - Occhi neri e cielo blu (panzeri-pace)


Side b)
  1. Emilio Pericoli - Uno per tutte (renis-mogol-testa)
  2. Giorgio Gaber - La ballata del pedone (pierantoni)
  3. Joe Sentieri - Quando ci si vuol bene.. (isola-zambrini-calabrese)
  4. Cristiano Metz - Giovane, giovane (donaggio-testa)
  5. Stelvia Ciani - Non costa niente (sciorillo-calcagno)
  6. Dino Pedretti - Non sapevo (calvi-pallesi)



cover (RICORDI - MRL 6030)

RICORDI - MRL 6030

DISNEYLAND (favole, documenti ed immagini di Walt Disney)






[...] è la quarta volta che il sempre giovane Walt dà appuntamento al suo pubblico, tuttora vasto e sollecito a radunarsi settimanalmente davanti agli apparecchi quando da essi si diffondono le immagini vivide, gaie, amabilmente ritmate dei suoi "cartoons" o quelle non meno fantasiose e vivaci dei documentari di divulgazione zoologica o etnografica.
Qual'è il segreto di un così durevole successo, di una così tenace "presa" su pubblici di tutti i Paesi e di tutte le età, su generazioni tanto diverse tra loro come quella che nei ruggenti anni venti sfogava il proprio ottimistico dinamismo nelle convulse eccitazioni del "charleston" e quest'altra, sorta dalle ceneri della guerra e tesa ad un "engagement" assai più pensoso e problematico?
Il fenomeno Disney è indubbiamente uno dei più singolari della storia del cinema.   Venne accolto al suo apparire come il rinnovatore di una tradizione favolistica che si richiamava ai grandi nomi di Esopo e di La Fontaine, e fu salutato anche dalla critica più arcigna come uno dei pochi autentici poeti dello schermo.   Il decennio 1927-1937 segnò il trionfo incontrastato delle sue creazioni, di quegli animali dalle fattezze appena deformate in senso caricaturale e dagli atteggiamenti antropomorfici, nei quali si esprimeva una visione della vita rosea e sorridente, venata di un moralismo facile e ben digeribile. [...]
[...] l'amore di Disney per gli animali e la natura è profondo e sincero, come testimonia una fedeltà ormai quasi trentennale a una tematica univoca ma non per questo monotona  né mai esausta.
Ed è questo amore, crediamo, che spiega il passaggio, a taluni apparso incongruente, dal mondo del disegno animato a quello del documentario, dalla riproduzione antropomorfizzante di fattezze e movenze animalesche all'osservazione diretta, e sempre amorevole e appassionata, della vita di autentici animali. [...]
Certo, molto tempo è passato da quando il giovane Walt, coadiuvato dal fratello Roy, iniziava in un modesto hangar di Burbank, alla periferia di Los Angeles, i primi brevi "animated cartoons" dando vita a quel Mortimer Mouse destinato a trasformarsi di lì a poco nel favoloso Mickey, il Topolino della nostra infanzia spensierata. [...] 
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Guido Cincotti
("Radiocorriere TV", 31 dicembre-5 gennaio 1963)
programma: dal 5 gennaio (secondo programma, prima serata)
 
12 gennaio – Il Re delle Montagne Rocciose (documentario)

19 gennaio – Dusty e il cercatore d'oro (favola disneyana)

26 gennaio - Il week-end di Paperino (cartoons)

2 febbraio - Il falconiere (favola disneyana)

9 febbraio - Gente del deserto (documentario)

16 febbraio - Pippo il grande atleta (cartoons)

23 febbario - Il Re degli animali (documentario)


2 marzo - Lotta contro l'uragano (documentario)

9 marzo - Il pianeta Marte (documentario)

16 marzo - Nel regno della natura (documentario)

23 marzo - Avventure di operatori (documentario)

30 marzo - Paperino cerca lavoro (cartoons)

locandina - GLI ONOREVOLI (italia)

 




con: Totò, Franca Valeri, Peppino De Filippo, Gino Cervi, Walter Chiari, Aroldo Tieri, Franco Fabrizi, Memmo Carotenuto, Riccardo Billi, Anna Campori, Fiorenzo Fiorentini, Carlo Pisacane
Regia: Sergio Corbucci

genere: commedia
soggetto: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Vittorio Metz, Vittorio Vighi, Mario Guerra, Renato Mainardi
sceneggiatura: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Vittorio Metz, Vittorio Vighi, Mario Guerra, Renato Mainardi
fotografia: Enzo Barboni
montaggio: Roberto Cinquini
musiche: Armando Trovajoli
produzione: Jolly
distribuzione: Unidis
valutazione del CCC: Adulti con riserva (pur non essendo negativo, presenta elementi pericolosi anche per un adulto e merita obiettive riserve morali)
 
 

RICKY GIANCO - UNA GIORNATA CON RICKY GIANCO

 



A me non piace stare solo, amo la compagnia allegra, spensierata e un poco rumorosa; per questo vi ho voluto invitare a stare con me per un'intera giornata.
Con questo mio disco, quindi, credo e spero tanto di presentarvi nel modo più amichevole e confidenziale le mie canzoni, un mio spettacolo e una parte della mia vita: quella di tutti i giorni.
Ciao a tutti

Ricky
dalla 'cover' del disco

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Quanto a vendita di dischi Ricky Gianco è divenuto ormai uno dei principali "bigs" del mercato fonografico italiano, ma finora i suoi "booms" si erano limitati al settore dei 45 giri: con questo nuovo LP, invece Gianco tenta di sfondare definitivamente anche fra gli amanti del 33, con un album di formula completamente nuova per l'Italia, ma che in America e in Inghilterra ha già dato ottimi risultati. Si tratta del "disco-spettacolo", attraverso il quale l'artista stabilisce un vero e proprio colloquio con l'ascoltatore, tramite qualche battuta parlata oppure una diretta partecipazione di un gruppo di fans. Il disco, che comprende, oltre al suo attuale successo Ti cercherò, i suoi hits principali (Eva, A mani vuote, Tu vedrai, ecc.), un assolo del suo complesso "I Satelliti" (la bella Mercurius), e qualche pezzo nuovissimo, fra cui il celebre Twist and shout. La prima facciata, che illustra una tipica giornata del cantante insieme al suo paroliere Pieretti, è forse meno centrata della seconda: questa è un'esibizione, ripresa dal vivo, di Ricky Gianco fra un gruppo di ammiratori, i cui ululati d'entusiasmo infondono al disco una simpatica aureola di spontaneità.

M. De Luigi jr.
(supplemento "musica e dischi", dicembre 1963)


Lato a)
  1. Ti cercherò (pieretti-rickygianco)
  2. Prima di tutto (sono giovane) (pieretti-rickygianco)
  3. Amore ricorda (pieretti rickygianco)
  4. Comme facette mammeta (capaldo-gabardella)
  5. Lo scoiattolo (pieretti-del prete-rickygianco)
  6. Cambia tattica (from me to you) (pallavicini-lennon mccarty)

Lato b)
  1. Tu vedrai (rickygianco-detto-donbacky-del prete)
  2. Il tramonto (pieretti-rickygianco)
  3. A mani vuote (pieretti-del prete-rickygianco)
  4. Mercurius (rickygianco)
  5. Eva (pieretti-rickygianco)
  6. Twist and shout (medley-russell)



cover (Jaguar - JGR 73000)

Jaguar - JGR 73000
 
 
 


 

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sabato 16 febbraio 2013

I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA - Conclusione

 
 
 
 

[...] Che i giovani del 1963 siano diversi, per molti aspetti, da quelli di dieci anni prima è nell'ordine normale delle cose. E' mutato il mondo intorno a loro; mutato l'ambiente, il "clima" spirituale, culturale, religioso, morale, politico, economico, sociale in cui essi si muovono; le possibilità di esperienza si sono enormemente dilatate e soprattutto hanno una storia diversa: non potevano i giovani non esserne influenzati.
[...] Pur "scottati" dentro e fuori, o forse appunto per questo, i giovani del '53 avevano a loro modo uno slancio che si traduceva a volta a volta, in tensione etica, rivolta polemica, in dolente ripiegamentoo in sofferto scetticismo. Era, il loro, un mondo un pò confuso e contraddittorio, ma che si muoveva intorno a due ideali o prospettive di vita: una guerra da dimenticare o da recuperare e quindi una pace inquieta da riempire, ed una democrazia da realizzare. Le idee non erano affatto chiare, ma il senso dell'impegno, c'era e ciò li rendeva meno lucidi e consequenziali, meno concreti ed efficienti forse, ma più intensi e coraggiosi. In una parola, più giovani.
Hanno una "passione" i giovani degli anni sessanta? C'è una "passione" che convenzionalmente e almeno esteriormente li caratterizzi? Per gli studenti degli anni quindici c'era, fu l'irredentismo delle dannunziane "radiose" giornate di maggio; per quelli degli anni trentacinque fu l'impero che ritornava "sui colli fatali di Roma"; negli anni quaranta furono Nizza e la Corsica, la Dalmazia e l'"ordine nuovo" da instaurare nel "vecchio mondo diventato scemo"; anche i giovani degli anni cinquanta hanno avuto le loro "passioni": c'era Trieste, c'era la Comunità europea di difesa, c'era ancora la polemica fra fascismo e antifascismo. Quanto è lontano tutto ciò! Sono finiti nell'armamentario dei ferri vecchi la guerra igiene del mondo e la bella morte, il mal d'Africa e il ricordo di Adua, il nazionalismo e l'imperialismo, il disdegno della vita comoda e la polemica antiborghese, la retorica di Roma e il nostro primato, e la contemporanea costante opprimente consapevolezza di essere un popolo di affamati, di emigranti. (questa del '63) E' la prima generazione che non si presenti inalberando il gran pavese dei "forti ideali!"
[…] non sanno più che cosa sia la realtà effettiva e sociale della fame, la loro casa non conserva il sapore amaro della disoccupazione, della sottoccupazione; sono (trascorsi) 18 anni di una pace “miracolata” da un progresso economico goduto come se fosse un'esperienza di sempre. Quanto è costata? Quanto costa? La guerra e la Resistenza sono, per loro, esperienza letteraria se non addirittura libresca.
[…] Sono radicati alla famiglia: una famiglia nuova, meno larga nelle dimensioni, meno autoritaria, ma non meno intima e sentita della vecchia. […] nell'ambito di una prospettiva comunitaria, che la scuola non ha ma che potrebbe benissimo avere, collaborerebbero senza disagio con i docenti; in mancanza, la scuola è, per la maggioranza di loro, un peso che è necessario sopportare per arrivare al risultato pratico: il diploma.
Hanno un senso concreto dello Stato e dei suoi larghi doveri di intervento, preventivo più che repressivo. Hanno una certa fiducia nella giustizia terrena, nel metodo democratico. Hanno l'animo libero da pregiudiziali religiose e antireligiose.
Hanno interessi politici. Ma sono, questi, interessi che non trovano rispondenza negli schemi delle vecchie ideologie e dei vecchi partiti: non vogliono sentir parlare di classi, non leggono giornali di partito. […] Se guardassimo con le formule e i metri correnti, questi nostri giovani deideologizzati dovremmo collocarli a destra. Giovani inseriti, privi di fermenti di rivolta [...]: giovani protetti e sterilizzati, piuttosto poveri di ricordi e di fantasia, miranti allo stipendio, alla sicurezza e alla pensione più che al successo e alle ricchezze; “vecchi”; infastiditi verso la generazione dei padri […]. Sarebbe probabilmente la prima volta, nella storia generazionale del paese, che una generazione colta nelle sue aspirazioni giovanili deve essere collocata alla destra: Benedetto Croce, per spiegare i suoi trascorsi socialisti, diceva che il “rosso” è la scarlattina che ogni giovane è costretto ad attraversare, ma questa gioventù sembra che l'abbia saltata la scarlattina.
[…] Sono i figli del nostro tempo, delle nostre crisi, della nostra società. […] In fondo, sono i figlioli che noi abbiamo voluto, noi che ostentiamo ideali in cui in fondo non crediamo e in realtà miriamo ai beni di consumo: ora che li abbiamo questi figlioli, li guardiamo con stupore. E ci spaventano un poco, per questo loro accettare la società di cui sono l'espressione. Tutti i sistemi sociali impostati sul “sicurismo”, sul welfare state, sulla sproletarizzazione crescente, allevano una gioventù di questo tipo, tranquilla, volta alle soddisfazioni tangibili e perciò pericolosamente disponibile, divorabile dalla tecnica, strumentalizzabile; ma da noi la questione s'aggrava perchè l'Italia è “sicurismo” solo a metà, perchè c'è l'altra Italia, quella 'africana', nei confronti della quale, gli studenti del triangolo industriale tendono a crearsi una mentalità di tipo neocolonialista. Per il momento non sembra che l'idea di unità europea – che può essere o diventare la “passione” dei giovani degli anni sessanta – si presenti come soluzione o via di superamento di questi limiti e di queste contraddizioni.
Se non temessimo di banalizzare un concetto […], definiremmo questi i giovani delle 3 m: un mestiere sicuro che non costi troppi sacrifici […]; una macchina che testimoni del gusto per il confort e del raggiunto benessere […]; una moglie da amare sinceramente e senza troppe complicazioni […].

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"I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA" di Ugoberto Alfassio-Grimaldi e Italo Bertoni (Laterza, 1964)
 
 
 

RUBY and THE ROMANTICS - OUR DAY WILL COME

 


Quattro ragazzi di Akron, Ohio, che già cantavano assieme ai tempi della scuola media, nel 1961 tentano la carriera professionale a New York sotto il nome The Supremes. Dopo alcune esperienze negative, Ed Roberts, George Lee, Ronald Mosley e Leroy Fann tornano a casa, dove incontrano e incorporano come voce solista una certa Ruby Nash, una cantante che ha già una certa esperienza con un gruppo femminile che comprende la sorella e due amiche. Con l'aiuto dell'arrangiatore Leroy Kirkland i cinque ottengono un contratto con la Kapp e, cambiato il nome in Ruby and the Romantics, nel gennaio 1963 pubblicano il primo singolo 'Our day will come'. All'inizio di febbraio il brano entra in classifica e a marzo arriva al n. 1, sia Pop che R&B, diventando un buon successo di classifica anche in Inghilterra e Australia. [...]

estratto da "I Pionieri del Rock & Roll" guida alla discografia italiana a cura di Augusto Morini e Maurizio Maiotti (inserto della rivista 'Jamboree')

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Il gruppo vocale di Ruby and the Romantics presenta il suo primo LP, con il titolo uguale a quello del loro maggiore successo: Our day will come. Oltre a questo pezzo, che rimane uno dei migliori best-sellers dell'anno negli USA e fuori, la riuscita antologia comprende motivi di preziosa bellezza, come il successo di Bilk Stranger on the shore, I'm sorry di Brenda Lee, The end of the world di Skeeter Davis, e vari altri non meno noti. My prayer, per esempio, permette un termine di paragone con i Platters, che hanno (o meglio avevano) la medesima formazione dei Romantics: per quanto qui la voce solista sia femminile, possimo apprezzare pienamente la preparazione e l'abilità del complesso, che all'altro più noto non ha nulla da invidiare. Fra i pezzi più indovinati dell'album, oltre ai già citati, la sempre gradevole I don't know why, The masquarade is over e Lonely people do foolish things; un disco adatto per i gusti di chiunque, ma che interesserà certamente i giovani.

M. De Luigi jr.
(Musica e dischi - supplemento ottobre 1963)



Lato a)
  1. Our day will come (hillard-garson)
  2. Stranger on the shore (mellin-bilk)
  3. Lonely people do foolish things (snyder-ahlert)
  4. The end of the world (kent-dee)
  5. By the way (karen-karlewski)
  6. My prayer (kennedy-boulanger)

Lato b)
  1. I don't know why (I just do) (turk-ahlert)
  2. Heartaches (klenner-hoffman)
  3. Moonlight and music (fann)
  4. (I'm afraid) The masquerade is over (magidson-wrubel)
  5. Day dreaming (hilliard-garson)
  6. I'm sorry (self)



cover (LONDON - HA-R 8078)


LONDON - HA-R 8078

 
 

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I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA pt 17 - Dove vogliono andare (la professione)

 
Avete già stabilito la vostra futura professione?
 
 


a seguito sono riportati i dati relativi alla sola Italia del Nord, di una inchiesta nazionale condotta nel 1962 dal Movimento Studenti della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) e presentata al XVII Congresso nazionale del Movimento (tenutosi a Roma nel marzo 1963)


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"I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA" di Ugoberto Alfassio-Grimaldi e Italo Bertoni (Laterza, 1964)


 

MARIO LANZA - CANZONI NAPOLETANE E ALTRI SUCCESSI

 


Napoli è, per unanime riconoscimento, la patria del canto in tutte le sue molteplici manifestazioni: da quelle auliche (si ricordi la splendida fioritura di arte operistiche nel sei-settecento) alle più popolari (ma non per questo meno belle e resistenti al tempo). E vi e una ragione precisa a ciò. La musica è insita nello spirito stesso del popolo napoletano, giacchè tutto a Napoli invita al canto: il paesaggio unico al mondo, il sole meraviglioso, l'incantata atmosfera suscitatrice di ardenti passioni. Prima di Lanza, un altro grandissimo tenore napoletano già aveva risposto con amore a questo seducente richiamo e a questa suggestione: si chiamava Enrico Caruso. Abbandonata Napoli per dissapori (era stato fischiato al San Carlo), la città natale gli rimase tuttavia sempre nel cuore. Molte delle canzoni napoletane qui contenute devono a Caruso il loro successo, il loro "lancio", e, quindi, la loro popolarità: egli le incise nella lontana America, e le consacrò con la sua arte inimitabile. [...]
 
dal 'back cover' del disco


Lato a)
  1. Torna a Surriento (de curtis)
  2. 'o sole mio (di capua-capurro)
  3. Core 'ngrato (cardillo-cordiferro)
  4. 'a vucchella (tosti-d'annunzio)
  5. Mamma mia che vo' sape' (nutile-russo)
  6. Marechiare (tosti-di giacomo)
Lato b)
  1. Mattinata (leoncavallo)
  2. Ave Maria (schubert)
  3. Serenata (drigo-sturani)
  4. La danza (tarantella) (rossini)
  5. Ave Maria (bach-gounod)
  6. Serenata (toselli-silvestri)


 
 
 
 

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Moda primavera-estate (TV Sorrisi e Canzoni)

Luisella Boni, Giuliana Lojodice

Edmonda Aldini, Barbara Steele

Imprevedibile, eterogeneo, fluido, non orientato verso una sola tendenza ma variegato in una impalpabilità di linee, è lo stile della donna primavera-estate 1963. Le arditezze di Schubert e la linearità di Antonelli, gli arabeschi di Carosa ed i "bombè" di Valentino, i "ramages" della Galitzine e le "campanule" di Jole Veneziani, hanno affascinato, nelle ultime sfilate a Roma, Firenze e nei rispettivi atéliers, le compatte schiere femminili, ammaliate e stordite dalla ricchezza dei tessuti, dal cangiar dei colori, nuovi e brillanti come non mai, dalle originalità dei modelli. [...] Enrica Saleri (21 aprile 1963)

Raffaella Carrà



Georgia Moll


Le gonne son sempre sul ginocchio come l'anno scorso e poco più lunghe o più corte da uno o dall'altro sarto. La linea mantiene una certa aderenza al corpo che è stata definita "linea a fior di pelle": le spalle son dolcemente disegnate, il busto messo in valore, la vita flessibile, ora alta, normale o inesistente a seconda dei gusti dei creatori; tutto considerato, la silhouette tende ad allungarsi, come già l'anno scorso. Molto massiccia l'offensiva della redingote, seguita dal ritorno della "robe-manteau", molte tuniche (vere o false), molti insieme: vestito e giacca o vestito e soprabito assortiti. I toni delicati sono i preferiti: giallo, rosa, verde, celesto pastello e tutte le loro gradazioni; i tessuti preferiti vanno dai vari tipi di seta, alle mussole (che hanno un grande rilancio presso tutti i sarti), ai twill, ai vari shantung e crespi. Per i tessuti stampati i disegni sono originali, ma senza eccentricità: macchie, fiori, disegni cachemire e i colori audaci, come fuxia e mandarino, blu vivo e turchese, "sole" e vermiglio. [...] Mino Colao (28 aprile 1963)



Grazia Maria Spina, Paola Pitagora


mercoledì 13 febbraio 2013

I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA pt 16 - Dove vogliono andare (l'emigrazione)

Se fosse possibile, emigrereste all'estero?
 
 
1953
 
 
alcuni si: In Italia si sta male - In Italia ormai sono chiuse tutte le strade - per trovare maggiori possibilità di vita e di lavoro - la patria è dovunque possiamo sistemarci meglio, come dice un aforisma latino

alcuni no: perché amo l'Italia - la patria è una sola - chi ama veramente la patria non si allontana da essa - anche se il concetto di patria è ormai superato, amo ugualmente l'Italia - sto bene in Italia, e poi tra breve, con l'avverarsi della Federazione europea e poi mondiale la parola estero non avrà più alcun significato



1963



alcuni si: andrei in Svizzera, paese di pace - non approvo la svolta a sinistra e gli Stati Uniti sono il paese più democratico e più ricco del mondo - in Oriente, perché in questi paesi c'è bisogno di gente istruita - un paese qualsiasi, purché vi si conduca una vita retta con criteri moderni - in Svezia, paese veramente democratico e progredito - in Polinesia per vedere paesi nuovi e perché mi piace la vita primitiva che vi si conduce - negli USA per cambiare aria e fuggire il modo di pensare italiano - in America, per raggiungere una prosperità economica maggiore - in Africa perché, non avendo un ordinamento stabile e definitivo, penso di trovarvi la pace
 
alcuni no: la patria è come la personalità, non si deve cambiarla - non vedo la ragione per andarmene, è un problema nuovo che non mi sono mai posto - il paese migliore è sempre il proprio, è difficile adattarsi a tradizioni e a usi diversi - andrei via solo se non trovassi lavoro - sarebbe una viltà, ed un riconoscere di non essere capaci di contribuire al progresso della nazione - solo se si creasse un clima contrario alle mie idee.
 
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"I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA" di Ugoberto Alfassio-Grimaldi e Italo Bertoni (Laterza, 1964)
 
 

martedì 12 febbraio 2013

DARIO FO e FRANCA RAME - ISABELLA, TRE CARAVELLE E UN CACCIABALLE




"Quando verrete a Genova non vi getteremo pomidori perchè si tratta di una verdura costosa (anche quando è marcia perchè allora l'adoperano per fare la conserva), ma vi copriremo con la saliva delle nostre bocche" [...]
L'annuncio che Dario Fo e Franca Rame avrebbero rappresentato un loro "Cristoforo Colombo" ha suscitato commenti e provocato proteste d'ogni genere "Colombo non si tocca. Colombo non si mette in farsa", hanno gridato "Giù le mani da Colombo". In realtà, come spiega Fo, in Isabella, tre caravelle e un cacciaballe la figura di Colombo, se pure portata sulla misura del teatro comico, non appare affatto diminuita. Caso mai restituita alla sua verità umana. Non più l'immagine oleografica del santo e dell'eroe, ma un ritrattino vivace di uomo deciso a raggiungere il suo fine [...] con tutti i mezzi, contro la pigrizia, l'ignoranza, il pregiudizio di un'epoca che non aveva ancora capito i tempi nuovi.[...]
Quello di Dario Fo è un tasto serio, pur nei modi esteriori della farsa. Si sente la preoccupazione costante di non cadere nel vaudeville ma di conservare comunque un aggancio alla verità storica, alla successione reale dei fatti. In questo senso "Isabella, tre caravelle e un cacciaballe" rappresenta un momento nuovo nella fortunata carriera di Fo. Un momento forse decisivo, anche se pericoloso. Lo spettacolo è incredibilmente ricco di mutamenti di scena e di trovate in grado di giustificare questi mutamenti. Per questo è uno spettacolo faticoso. Dopo oltre quaranta giorni di prove gli attori sono estenuati. Fo non ha quasi più voce. Sussurra le sue battute succhiando pastiglie per la gola. Ci sono degli attori che si cambiano abito, con intervalli di secondi, sei o sette volte. Escono frate e tornano marinaio, escono mendicante e rientrano gentiluomo. Il palco del boia diventa la stanza da bagno della regina e la stanza da bagno della regina diventa caravella. È chiaro che Dario Fo e Franca Rame giocano sul loro Cristoforo Colombo quasi tutta la loro fortuna teatrale.
Dario Fo si rende conto che la preoccupazione per la rispettabilità degli eroi nazionali è un sentimento diffuso. Non basta che un tipo faccia una grande scoperta o compia una memorabile impresa. Deve essere anche un uomo perfetto, un modello di virtù.
[...]

Roberto Leydi
("L'Europeo" - 8 settembre 1963)
riportato nel "back cover" del disco



Lato a)
  1. a) Fides fidelis - b) Concessione alla recita
  2. a) Il giovane di Tunisi - b) Isabella
  3. a) Felice Colombo racconta - b) La guerra santa - c) Le richieste
  4. a) Ogni tanto fa un certo piacere - b) Un cacciaballe
  5. Cristoforo Colombo con due facce di bronzo


Lato b)
  1. a) Gloria - b) Il processo
  2. a) Giuriamo - b) Giovanna la pazza - c) Il processo #2 (deviazioni di rotta)
  3. a) La terra se vergine si beve i torrenti - b) Il processo #3 (gli schiavi)
  4. Di certo non s'è mai visto








il personaggio - FRANCA RAME




Franca Rame conobbe Dario Fo quando lavoravano insieme nella Compagnia di riviste delle sorelle Nava. Da allora ha fatto con lui coppia fissa nel mondo teatrale....... Franca è nata ... da una famiglia di attori girovaghi. Ha calcato il palcoscenico fin da bambina, ma ciò non le ha impedito di frequentare regolarmente la scuola fino al liceo......

("Grand Hotel" - 26 ottobre)

sabato 9 febbraio 2013

I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA pt 15 - Come giudicano la realtà in cui vivono (la scuola)


Venite volentieri a scuola?
 

inchiesta 1953


alcuni stati d'animo dei no:
bisogna alzarsi presto la mattina  - con l'obbligo si rende odiosa quella materia che spontaneamente ci attrae - c'è tanto da studiare e non sto bene - i sistemi della scuola moderna mi piacciono poco - preferisco la vita comoda e senza preoccupazioni - dipende, se ci sono tante materie su cui non ho potuto prepararmi, no, diversamente si - programma faticoso e mal combinato - gli insegnati sono assunti senza previo esame e si rivelano in certi casi inadatti - la scuola rappresenta oggi una fatica massacrante - preferirei studiare quando mi pare e piace, senza essere sempre sotto l'assillo delle interrogazioni - mi sembra che si usino in Italia dei metodi antiquati - troppe materie, mentre nel mondo di oggi si richiede sempre più un'accurata specializzazione nei vari settori - la scuola impone una disciplina e una ideologia contrarie alla libertà individuale - non ho voglia di studiare - i professori non sono giusti - alcune materie mi sono indigeste - la scuola non dà soddisfazioni - la donna è destinata alla casa e non all'impiego - c'è poca comprensione, ed invece eccessivo orgoglio da parte dei professori - vorrei aiutare la mia famiglia lavorando - la scuola dovrebbe essere più simile ad una famiglia che ad un tribunale - se non vi fossero i voti la scuola sarebbe una cosa piacevole - la scuola non è una cosa seria.

 


inchiesta 1963

 
 
E Perché? 
 
 
 
giudizi negativi

 

 
Risultati di una larga inchiesta nazionale condotta nel 1962 dal Movimento Studenti della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) e presentata al XVII Congresso nazionale del Movimento (tenutosi a Roma nel marzo 1963)
 


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"I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA" di Ugoberto Alfassio-Grimaldi e Italo Bertoni (Laterza, 1964)

 

giovedì 7 febbraio 2013

THE MAUNA LOA ISLANDERS - HAWAIIAN PUNCH (1963)

 


Dacchè, nel 1959, le Hawaii sono diventate il 50° Stato d'America, l'aggettivo hawaiano è diventato frequentissimo negli Stati Uniti - come texano, minnesotiano e newyorkese - e la musica hawaiana è venuta assumendo sempre più le caratteristiche della musica americana.
È bene notare che ci sono diversi generi di musica hawaiana: originariamente essa era polinesiana come gli abitanti delle isole, ma in seguito, man mano che la razza hawaiana andava trasformandosi, la musica stessa asunse aspetti diversi.
Tra le nuove influenze la più nuova è stata dell' haole, che nella lingua del luogo significa "uomo bianco" e perlopiù si riferisce agli americani che si sono stabiliti sul posto ed ai visitatori del continente.
Così hanno cominciato a far sentire il loro influsso nella musica hawaiana anche altre tradizioni, come quella giapponese, cinese, coreana, filippina e portoghese.
[...]

dal 'back cover' del disco


Lato a)
  1. Hawaiian punch (caiola)
  2. Drifting and dreaming (sweet paradise) (van alstyne-schmidt-curtis-gillespie)
  3. Hawaiian war chant (noble-leleiohaku)
  4. Bali Ha'I (dal film "South Pacific") (rodgers-hammerstein)
  5. Malihini Mele (anderson)
  6. A song of old Hawaii (noble-beecher)

Lato b)
  1. Blue Hawaii (baer-caesar-schuster)
  2. Enchanted island (allen-stillman)
  3. Ka-Lu-A (caldwell-kern)
  4. Hawaiian sunset (s. & b. kaye)
  5. I'll weave a lei of stars for you (anderson-owens)
  6. Now is the hour (Maori farewell song) (kaihan-scott-stewart)


cover (RCA Victor - LPM 2295) orig. 1961

RCA Victor - LPM 2295

humour - da RADIOCORRIERE TV

 

venerdì 1 febbraio 2013

I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA pt 14 - Come giudicano la realtà in cui vivono (il problema dell'altro)

 
Vi trovate meglio quando siete soli o quando siete in compagnia?
 
 
 

altre risposte: non bene né sola né in compagnia - solo con i miei sogni - non lo so a 18 anni o si sta soli o si vorrebbe stare con una donna, bionda magari - amo la compagnia, ma nella solitudine trovo quella calma e serenità che mi permette di capirmi e studiarmi.



altre risposte: in compagnia, ma sto bene anche da solo - in compagnia, ma di veri amici - quando sono felice in compagnia per potermi divertire, quando sono triste e nei momenti di sconforto desidero tanto la solitudine - in compagnia perchè mi piace essere allegro - in compania, di uomini - mi trovo bene da solo perchè ragiono fra me e me, e in compagnia perchè mi diverto.
 
 
 
Come vi sentite in mezzo ai compagni della vostra età?


 
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La spregiudicatezza delle nuove generazioni, una certa brutalità di espressione, l'anticonvenzionalità e la radicale trasformazione dei modi tradizionali di impostare i rapporti umani hanno ucciso le vecchie "buone maniere?   Dieci anni fa questo timore, che col tramonto del galateo dei nostri padri fosse finita una certa gentilezza di modi, non era altrettanto vivo: erano crollati, allora, ben altri istituti e s'erano sconvolte ben più essenziali tavole di valori che non il codice convenzionale dei comportamenti sociali.
 
 
Cosa pensate delle cosiddette buone maniere ?
 
 

altre risposte: la volgarità è il difetto peggiore che un'uomo può avere - le buone maniere devono essere l'espressione di un sentimento di rispetto anche verso noi stessi e in ogni caso verso gli altri, sia per quello che sono, sia per quello che rappresentano - mi piace l'educazione, però mi piace essere anticonformista - sono utili, ma bisognerebbe essere più sinceri - non devono diventare gesti teatrali e artificiosi - bisogna distinguere tra buone maniere dettate da sincerità,da necessità, da ipocrisia - sento nostalgia di un mondo veramente più educato perchè una volta la schiettezza era legata alla buona educazione, oggi invece si adoperano le buone maniere quando si ha l'intenzione di compiere, o si è già compiuto, un danno nei confronti della persona con cui si è gentili - sono indice di educazione quando non sono affettate, altrimenti diventano indice di servilismo.

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"I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA" di Ugoberto Alfassio-Grimaldi e Italo Bertoni (Laterza, 1964)

 
 

ROBERTINO - ROBERTINO

 


Roberto Loreti, in arte Robertino, ha solo 16 anni (ma ne dimostra meno). Quando canta la gente si ferma estasiata ad ascoltarlo. È simpatico, ha un sorriso vivace ed è chiassoso, semplice come tutti i ragazzi della sua età. Fortunato? In un certo senso sì, però non ha avuto la vita facile.
Robertino è nato al Quadraro, un popoloso rione di Roma, dove viveva con la madre malata, il padre inabile al lavoro ed altri sette fratelli. Per aiutare la famiglia dovette trovar lavoro (mentre frequentava ancora le elementari) da un pasticciere. Aveva già una bella voce e lo dimostrava canticchiando i motivi che sentiva alla radio o per la strada. Un giorno il padrone lo mandò a portare un pacco di paste in una osteria di Trastevere dove si festeggiava un matrimonio. Entrò in quel cortile cantando a squarciagola, lo sposo lo sentì e lo invitò a cantare per lui. Fu il suo primo successo, strepitoso. Da allora divenne conteso da tutte le trattorie di Trastevere, ogni qualvolta c'era una festa. La sua popolarità aumentò. Partecipò a dei concorsi, vincendoli. Cantò alla radio con Claudio Villa, prese parte ad un film, e ad altri ancora. A Roma diventò, nel suo genere, un personaggio. Mentre si esibiva in un caffè concerto di piazza Esedra lo ascoltò un dirigente della casa discografica danese Triola che gli propose una lunga tournée e la registrazione di dischi a Copenhagen. Accettò: fu la sua fortuna. Si esibì a Parigie e in tutta l'Europa del Nord. Ha inciso numerosi dischi di celebri canzoni italiane, ora venduti in tutto il mondo.
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dal 'back cover' del disco



Lato a)
  1. Spazzacamino (rusconi-cherubini)
  2. Non ti scordar di me (de curtis-furnò)
  3. O mein papà (burkhard-ardo)
  4. Lettera a Pinocchio (panzeri)
  5. Mamma (bixio-cherubini)
  6. Gli zingari (giraud-chiosso)

Lato b)
  1. O sole mio (di capua)
  2. Santa Lucia (arr. francker)
  3. Torna a Surriento (de curtis)
  4. Anema e core (d'esposito-manlio)
  5. Parlami d'amore Mariù (bixio-neri)
  6. Rondine al nido (de crescenzo-sica)



cover (CAROSELLO - CLP 6001)

CAROSELLO - CLP 6001

ROBERTINO - Lo conoscono persino nel cosmo ma in Italia, sua patria, no

 
 
 
 
Alla prima cosmonauta Valentina Tereskova e al suo collega Valeri Bikowski, durante l'ultima straordinaria impresa spaziale sono state trasmesse, via radio, nel loro "Vostok" delle canzoni napoletane: erano interpretate da Robertino, un ragazzino romano che sta entusiasmando ovunque e che in Italia è pressochè sconosciuto.

Claudio Occhiena
(Domenica del Corriere - 21 luglio 1963)

I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA pt 13 - Come giudicano la realtà in cui vivono (la questione più urgente per il governo)

Qual'è, secondo voi, il problema più urgente che il governo dovrebbe risolvere nei prossimi mesi?
 
 
inchiesta 53
 
 
esempi di risposte:


 
 
inchiesta 63


 
con due suffragi: industrializzazione - eliminare la dittatura dei partiti - potenziare lo sport (dare fondi alla Federcaccia) - vigilare sulla moralità - incrementare l'educazione - abolire la legge Merlin - le strade, la circolazione automobilistica.
 
con un suffragio: ridurre la ferma da 18 a 15 mesi - ammodernare le ferrovie - gli italiani all'estero - la miseria di tante nazioni nel mondo - frenare l'importazione e favorire l'esportazione - la classe dei medici - più tasse ai ricchi
 
 
preferenze nei singoli istituti
 
 
 
esempi di risposte:

 


 
 
I problemi più sentiti sono quelli di politica interna, che maggiormente si prestano ad una coloritura passionale, anche se non infrequentemente si nota il tentativo di dare una spiegazione ed una interpretazione del problema stesso.   La questione meridionale è ai primi posti e la soluzione, anche quando è indicata in termini obiettivi, è sempre accompagnata dall'esplicito o implicito desiderio di rimandare i "terroni" al loro paese dopo avere provveduto a renderlo decente. [...]
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"I GIOVANI DEGLI ANNI SESSANTA" di Ugoberto Alfassio-Grimaldi e Italo Bertoni (Laterza, 1964)