domenica 10 marzo 2013

IL MULINO DEL PO (riduzione televisiva in cinque puntate)



con: Raf Vallone, Giulia Lazzarini, Gastone Moschin, Vittorio Sanipoli, Tino Carraro, Renato Mori, Piero Mazzarella, Camillo Pilotto, Ave Ninchi, Corrado Pani, Elsa Merlini, Rosella Spinelli, Loris Gizzi, Massimo Pianforini, Marcello Bertini, Renzo Montagnani, Sandro Dori, Manlio Busoni, Mercedes Brignone, Aldo Silvani.
Regia: Sandro Bolchi

sceneggiato: dal 13 gennaio (programma nazionale)
soggetto: tratto dal romanzo di Riccardo Bacchelli
sceneggiatura: Riccardo Bacchelli, Sandro Bolchi
scenografia: Filippo Corrado Cervi
costumi: Emma Calderini
produzione: RAI



 Prima parte della trilogia di Bacchelli.  Il regista sperimenta specifiche modalità espressive, enfatizzando il dettaglio a scapito delle grandi messe in scena, inseguendo una recitazione naturalistica che rifugge dall'impostazione teatrale, arricchendo questa sorta di "western italiano" ambientato nei paesaggi del Po con molte scene girate in esterni.   La collaborazione di Bacchelli alla sceneggiatura si traduce in una fedeltà estrema al testo.   I tempi risultano notevolmente rallentati e senza tensione, per riprodurre i ritmi arcaici del mondo contadino,[...]

"Enciclopedia della Televisione" a cura di Aldo Grasso - garzanti editore, 1996


Elsa Merlini e Tino Carraro


Quando il Direttore centrale dei programmi televisivi, Sergio Pugliese mi telefonò proponendomi il romanzo di Bacchelli per la televisione italiana, ebbi un momento di imbarazzo: non lo avevo letto.   Glielo dissi con franchezza, e naturalmente presi tempo.
Ero sempre rimasto sgomentato di fronte alla mole dei tre volumi.   Il mulino del Po faceva comunque parte della mia biblioteca ma di anno in anno ne rimandavo la lettura.   Conoscevo di Bacchelli soltanto gli elzeviri nel Corriere della Sera: lembi di prosa che rendevano ancora più importante la scelta del momento in cui mi fossi deciso alla lettura della trilogia.
Ma doveva essere un lungo momento.   Sognavo una società patriarcale, una casa in campagna, un focolare.   Una stagione a disposizione.   Ma quei momenti non giungono più oggi, industrializzati e frettolosi come siamo diventati.   E così da anni e anni i poderosi volumi mi aspettavano invano: Bacchelli stava diventando un fatto di coscienza, la mia cattiva coscienza.
Mi analizzai, e mi dissi che nel caso di Bacchelli io ero un classico esempio di diffuso provincialismo italiano che si lancia ad esplorare il paesaggio culturale degli altri Paesi, senza aver prima conosciuto a fondo il proprio.
[...] 

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