entro lo strato di cenere, si scoprirono lo scheletro e l'impronta
di 13 persone vittime dell'eruzione. Un intero nucleo familiare,
con uomini, donne, bambini, vecchi.
Nello stesso posto sono state lasciate le impronte in gesso
L'ultima scoperta degli scavi di Pompei, la casa di Fabio Rufo
non può essere fotografata, non può essere vista. Nemmeno
se ne può parlare. È stata recintata con
filo spinato e sui paletti sono inchiodati cartelli che avvertono che l'ingresso
è severamente vietato a chiunque. Davanti alla facciata della casa del ricco romano
un enorme cartellone della "Cassa del Mezzogiorno" annuncia a grandi lettere
che si sta lavorando attorno ad una delle più importanti scoperte degli scavi. Ci sembra
che il vistoso cartello abbia lo stesso valore di quelli che si allineano lungo
i bordi delle autostrade: un valore puramente pubblicitario, visto che tutti i lavori
sono sospesi.[...]
A Pompei scarseggia tutto: anche il personale di sorveglianza. Perciò
è stato abbastanza facile introdursi nel vietatissimo recinto, curiosare tranquillamente
qua e là e scattare delle foto. [...]
Per i lavori di scavo, manutenzione e restauro della città dissepolta
di Pompei lo Stato italiano ha munificamente concesso la somma di ventuno milioni
e duecentomila lire. [...] Ventun milioni o giù di lì è quanto un grosso industriale
del miracolo mette a disposizione della sua giovane amica, senza pensarci troppo,
per renderle meno penosa l'esistenza. [...]
Tra qualche anno saremo i fieri possessori di qualche superatissimo
e costoso Polaris, avremo magari anche qualche missile capace di staccarsi da terra,
avremo inaugurato altri dispendiosi monumenti a importanti (o quasi) personaggi,
ma non avremo più Pompei. [...]
Mentre lo Stato faceva la sua piccola elemosina, cercando di
nasconderla fra le pieghe del suo allegro bilancio, 625 mila turisti, per la maggio
parte stranieri, sono venuti fin quaggiù per visitare gli scavi. Hanno
comperato un biglietto di ingresso che costa trecento lire e così nelle casse erariali
sono entrati circa 180 milioni di lire. Forse l'immagine è cruda, ma "un magnaccia"
che mette in vendita le grazie della sua donna, ne incassa fior di soldi e le
lascia solo gli spiccioli per le necessarie opere di restauro, o prodotti di bellezza,
se preferite, si comporta allo stesso modo. [...]
Pompei sta andando incontro a una seconda rovina. E questa
volta non per un cataclisma [...]
L'archeologia non è il campionato di calcio: solo in questo settore
della vita italiana si trovano i mecenate.
Guglielmo Solci e Franco Spera
("Le Ore", 4 luglio 1963)