[...] Ricordo, dopo le lacrime, di aver seguito
con morboso interesse l'intricata vicenda delle indagini. Attraverso la TV la
realtà diventava romanzo giallo, e lo schermo portava in casa per la prima volta
le immagini della violenza, la cronaca della morte di un uomo. Noi scoprimmo
la TV e la TV scopriva le sue immense possibilità, la sua forza
straordinaria.
Ancora oggi rivedo, davanti agli occhi, la
smorfia di dolore di Oswald colpito da Ruby; il capo della polizia di Dallas che
neanche si volta dopo gli spari, risento la voce concitata dello speaker che
raccontava una morte in diretta. Kennedy diventava un mito ed anche i più
fanatici di noi a sinistra avranno, negli anni successivi, difficoltà a
ritenerlo "uno" degli imperialisti, "uno" degli aggressori del Vietnam. Era
americano, d'accordo, ma aveva pagato di persona le sue scelte innovatrici, la
sua politica di cambiamento e noi, giovani di allora, avevamo vissuto troppo
direttamente il momento della sua morte per non scorgere in esso le
caratteristiche di un fenomeno che ci avrebbe a lungo seguito in Italia: il
complotto di Stato.
[...]
Valter Veltroni
(prefazione a "Il Sogno degli anni '60"- Savelli editori, 1981
(prefazione a "Il Sogno degli anni '60"- Savelli editori, 1981
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