lunedì 25 giugno 2012

La scalogna di aver vinto il Festival



Finora Tony Renis, battuto l'anno scorso a Sanremo, faceva tenerezza e anche per questo il pubblico l'ha voluto primo in "Canzonissima".    Ma quest'anno ha vinto, e con una canzone assai discussa.   Da vittima si è trasformato in mattatore.   E già la gente gli vuole un pò meno bene.



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Molti lettori si domanderanno (e ce lo scriveranno) come mai la "Domenica del Corriere" dedica tanto spazio ad avvenimenti futili come un Festival di Sanremo e dà tanta corda ai suoi personaggi.   La risposta è piuttosto semplice: intanto il Festival di Sanremo, e proprio per volontà del popolo sovrano, non è cosa futile e neppure sono futili i miliardi di interessi che vi gravitano intorno; quanto ai suoi personaggi noi riteniamo che essi possano interessare come fenomeni di tutta una epoca, la nostra, e che perciò debbano essere anche spiegati come abbiamo cercato di fare - magari senza riuscirvi - con Tony Renis, possessore fino a qualche anno fa di una sola chitarra, e correntista, adesso, fra i più richiesti dalla banche (ha confessato lui stesso che i soli diritti di "Quando, quando, quando" assommano, finora, a 73 milioni.
Adesso c'è la causa di plagio in ballo.   Io non credo che arriverà mai in tribunale.   Queste cose si aggiustano quasi sempre prima.   Rimane il fatto che mentre il ragazzo cantava "Uno per tutte", dopo la sua proclamazione a vincitore del tredicesimo festival di Sanremo, c'era gente fra il pubblico che si sgolava urlando "plagio, plagio".   Erano proprio tutti avversari "commerciali" del Tony e della sua casa editrice? [...]
Peccato!   Tony Renis è uno dei pochi professionisti preparati che il mondo della canzone italiana possa vantare.   Conosce la musica, sa suonare bene la chitarra, ha molto talento.   Eppure ha presentato a Sanremo una canzone che certo lui ha composto in buona fede ma che, in ogni modo , avrebbe potuto gettare un'ombra sul suo professionismo e sul suo talento.   E non basta che lui e suo padre continuino a ripetere il ritornello che "le note sono soltanto sette" e che tutti i motivi, bene o male, si assomigliano.
Tutti i motivi?   Forse si.   Meno, però, quelli che vincono un festival.  Già, è stata questa la scalogna di Tony Renis: vincere il festival.   Così da vittima da proteggere è diventato mattatore.   E il pubblico, l'esperienza ormai ce lo insegna, i mattatori non li può digerire.

Alfredo Pigna

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