Napoli è, per unanime riconoscimento, la patria del canto in tutte le sue molteplici manifestazioni: da quelle auliche (si ricordi la splendida fioritura di arte operistiche nel sei-settecento) alle più popolari (ma non per questo meno belle e resistenti al tempo). E vi e una ragione precisa a ciò. La musica è insita nello spirito stesso del popolo napoletano, giacchè tutto a Napoli invita al canto: il paesaggio unico al mondo, il sole meraviglioso, l'incantata atmosfera suscitatrice di ardenti passioni. Prima di Lanza, un altro grandissimo tenore napoletano già aveva risposto con amore a questo seducente richiamo e a questa suggestione: si chiamava Enrico Caruso. Abbandonata Napoli per dissapori (era stato fischiato al San Carlo), la città natale gli rimase tuttavia sempre nel cuore. Molte delle canzoni napoletane qui contenute devono a Caruso il loro successo, il loro "lancio", e, quindi, la loro popolarità: egli le incise nella lontana America, e le consacrò con la sua arte inimitabile. [...]
dal 'back cover' del disco
Lato a)
- Torna a Surriento (de curtis)
- 'o sole mio (di capua-capurro)
- Core 'ngrato (cardillo-cordiferro)
- 'a vucchella (tosti-d'annunzio)
- Mamma mia che vo' sape' (nutile-russo)
- Marechiare (tosti-di giacomo)
Lato b)
- Mattinata (leoncavallo)
- Ave Maria (schubert)
- Serenata (drigo-sturani)
- La danza (tarantella) (rossini)
- Ave Maria (bach-gounod)
- Serenata (toselli-silvestri)
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