un anno della nostra storia, ricostruito tra "fumi" di documentati ricordi, a futura memoria. L'Archivio della memoria non deve estinguersi con la vita di chi lo possiede. Le generazioni che cedono il passo hanno il dovere di conservare e trasmettere traccia del loro vissuto
[...] Il successore di Papa Roncalli è Giovanni Battista Montini, l'uomo che il pontefice scomparso aveva mostrato più volte di prediligere.
La scelta del Sacro Collegio ha corrisposto così in pieno alle aspettative del mondo cattolico e ha confermato tutte le previsioni della vigilia, sfatando una volta di più l'affermazione comune per cui "chi entra Papa in conclave ne esce cardinale".
Non solo, ma la sua elezione è risultata una delle più rapide della storia dei Pontificati. Sono bastati, infatti, sei scrutini per raccogliere la maggioranza dei due terzi tra gli ottanta cardinali (mai così numerosi!) raccolti nella Cappella Sistina.
E' stato eletto il 21 giugno, festa del Sacro Cuore di Gesù e primo giorno di estate. Due coincidenze che, unite al nome di Paolo, da lui prescelto, fanno pensare a un Pontificato dalle caratteristiche calde, aperte e ferme.[...]
Il Suo Pontificato si apre sotto gli auspici migliori per il grande fascino esercitato dal suo predecessore, Giovanni XXIII, che ha aperto grandi strade per la maggiore comprensione della universalità della Chiesa, ma i compiti che lo attendono sono ardui e tremendi. La storia degli uomini è quasi a una svolta, nella quale il nuovo Papa si dovrà muovere come uno dei più grandi protagonisti, se non addirittura il più grande.
Lui, Giovanni Battista Montini, Arcivescovo di Milano, Pontefice Massimo della Chiesa Cattolica, col nome di Paolo VI, è destinato ad essere il Papa dei tempi nuovi.
Questi estratti da "La Voce del Vaticano" rappresentano una delle più imponenti realizzazioni nella storia del disco; furono incisi nel periodo compreso fra i primi di dicembre del 1962 e il febbraio 1963, ad eccezione delle cerimonie per l'Elezione e l'Incoronazione, registrate dalla Radio Vaticana nel 1958. Tutti questi avvenimenti, fissati in gran parte su questo disco, costituiscono la testimonianza di una straordinaria esperienza umana.
Nel novembre del 1962 per la prima volta tutto il mondo apprese che il Santo Padre era ammalato. Per la prima volta fu evidente che nel Suo breve regno (era stato eletto solamente quattro anni prima) egli aveva rappresentato il simbolo di un'universale sorgente di amore. Sebbene non fossero a disposizione notizie precise, era sensazione generale che la malattia fosse molto grave e tutti coloro che vedevano il Pontefice durante le apparizioni in pubblico, l'osservavano con apprensione. [...]
(dalla cover del disco)
side a)
Elezione di Sua Santità Papa Giovanni XXIII
Incoronazione di Sua Santità Papa Giovanni XXIII
Cerimonia di chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II
Il 31 maggio iniziò l'agonia. Nel primo pomeriggio del 3 giugno, Papa Giovanni patì di una febbre altissima, circa 42 gradi, in conseguenza alla malattia che lo affliggeva da tempo (tumore allo stomaco)
con: Delphine Seyrig, Jean Pierre Kerien, Nita Klein, Jean Baptiste Thierree, Claude Sainval, Laurence Badie Regia: Alain Resnais
genere: drammatico soggetto e sceneggiatura: Jean Cayrol fotografia: Sacha Vierny musiche: Hans Werner Henze montaggio: Kenout Peltier, Eric Pluet coproduzione: Argos, Alpha Productions, Eclair valutazione del CCC: Adulti con giudizio morale (esige una completa maturità di giudizio morale)
il leader negro Martin Luther King jr: è stato designato dalla rivista Time "uomo dell'anno". Con la sua appassionata opera di apostolo, egli è diventato il simbolo della lotta dei negri americani per i "diritti civili". Martin Luther King è nato 35 anni fa in una famiglia negra di Atlanta, quando i negri d'America erano considerati esseri "subumani". Il nonno materno e il padre - un predicatore - furono accesi sostenitori della causa nera. Nell'infanzia, King vide le tendine che, sui vagoni ristorante, separavano i negri dai bianchi. Studiò in una scuola di Atlanta, poi entrò al Seminario teologico di Chester. Nel 1955 sposò una cantante, Coretta Scott, e divenne il pastore della Chiesa Battista della Dexter Avenue a Montgomery, nell'Alabama.
In questo centro di accesa propaganda razzista, King si pose a capo della lega negra che protestava contro la segregazione negli autobus. La sua casa fu devastata dalle bombe, ma egli supplicò i suoi amici di non rispondere alla provocazione con la violenza. E Montgomery fu la prima città degli Stati Uniti in cui i negri ottennero il trattamento paritario sugli autobus, nei locali pubblici e nelle scuole. Da allora, King si è battuto a capo della Southern Christian Leadership Conference, l'unione di un centinaio di gruppi pro-neri. È stato picchiato duramente tre volte, incarcerato quattordici volte. La sua casa è stata ripetutamente sventrata dalle bombe. Egli predica la non-violenza e invita i suoi uomini "a impugnare una sola arma: la verità". I suoi autori sono Kant e Hegel, il suo modello Gandhi. Nel 1963 ha percorso, con tutti i mezzi, oltre 400 mila chilometri e tenuto 350 discorsi. Si alza alle sei e mezzo, è sempre in movimento, dorme pochissimo. Dovunque vada, su di lui incombe la minaccia di morte. La moglie e i quattro figli sono costantemente in ansia per lui. Grazie a uomini come King, il 1963, dalle tragedie di Birmingham e Montgomery alla grandiosa marcia dei 200 mila su Washington, è stato l'anno di una stupefacente "rivoluzione" nera: i 196 milioni di negri americani hanno ottenuto, sul piano dei diritti civili, più che nei cento anni precedenti.
Sergio Endrigo, che si considera un "professionista della canzone", non è arrivato al successo "per caso", ma dopo anni di duro lavoro. - Preferisce pochi applausi sinceri agli strepitosi successi di chi segue la moda e le manie del giorno. - A 14 anni sacrificò la raccolta di francobolli per comprarsi una chitarra.
Sergio Endrigo ha un punto di vantaggio sui suoi colleghi cantautori: quello di riuscire simpatico anche a molte persone mature, oltre che ai ragazzi.
Talora viene chiamato il cantante "della periferia". "Mi riconosco nella gente di periferia, dice lui stesso. Sono di loro, provengo da quell'ambiente. Amo un mondo che s'affaccia per la prima volta alla vita, dopo aver guardato troppo a lungo quella degli altri. Personalmente, mi diverto molto di più a cantare in periferia. Penso a certe sale dall'aspetto di hangar, con due o tre mila persone che vi si accalcano. Davanti magari ci sono file di uomini maturi a braccia conserte che ti fissano negli occhi. È gente sana e che mostra interesse, e vuol davvero sentire cantare bene. Con loro non basta fare lo snob o gorgheggiare due o tre parole, ma occorre una vera composizione poetica messa in musica, che dica qualcosa, con un inizio e con una fine. Ognuno ha un suo mondo poetico. A me piace dare una voce a questa gente".
Endrigo è detto anche il cantautore "che fa oggi la canzone di domani". Non gli piacciono i luoghi comuni. Canta solo se è persuaso di un testo poetico. E così succede che una canzone venga fuori alla distanza, che sia apprezzata dal pubblico dopo che è stata ascoltata molte volte, che diventi un successo magari l'anno dopo che è stata lanciata. "Non so - egli dice - se meritiamo quel che la gente ci dà. Ma non mi sento di prenderla in giro. Intendo dar loro canzoni che sentano e capiscono, che li aiutino a dire quello che loro non riusciurebbero".
L'origine istriana è, in Sergio Endrigo, un connotato fondamentale: degli istriani ha non solo i principali caratteri fisici (capelli chiari, figura asciutta, lineamenti sottili ma marcatissimi), ma anche quella sottile malinconia che alla gente d'Istria hanno conferito secoli di acrobatica esistenza a cavallo di due razze che d'imparentarsi non ne hanno voluto sapere.
La povertà di un istriano è diversa dalla povertà di chiunque altro: suscita eco remotissime, suggerisce ricordi, favorisce meditazioni. Endrigo ammette volentieri di essere stato povero e parla senza reticenze, ma anche senza retorica, della sua lunga gavetta di cantante di "balera" prima e night-club dopo. Destino ingrato in entrambi i casi, perchè Sergio non ha mai avuto lo stile sanguigno tanto gradito al pubblico delle "balere" né quello smaltato e caramelloso spesso apprezzato dai clienti di un night. È piaciuto per anni, tuttavia, ad entrambi i pubblici.
Perchè? Perchè il talento interpretativo, quando è autentico, smussa anche gli angoli dei gusti più radicati. La favola suggestiva e facile di un Endrigo "esploso" improvvisamente dal nulla va sfatata: i tentativi, prima del suo ingresso nella scuderia RCA, per librarsi al di fuori e al di sopra dell'atmosfera fumosa e sofisticata (ma impeganta ogni sera a ripetere se stessa) dei nights erano stati molteplici, fu Nanni Ricordi (un discografico che ha eliminato molte curve dalla strada dei nostri migliori cantautori) ad accordargli per primo fiducia, una fiducia che Sergio mostrò subito si meritare ampiamente con "I tuoi vent'anni" e "La brava gente". Da quel momento le impennate della sua carriera sono troppo note per dover essere ricordate, ma vale la pena di sottolineare come il cantante abbia conservato miracolosamente intatto, attraverso anni di routine, un mondo poetico ora dolente ora gioioso, ma sempre ricco di una sconcertante freschezza che dà ad ogni sua canzone lo smalto affascinante della sua originalità. Non ha strette parentele con gli chansonniers francesi né con i cantautori nostrani, Endrigo: scrive e canta sull'abbrivio di una vena personalissima e fervida che non ha bisogno di intermediari per arrivare al cuore e ai gusti migliori del pubblico. Dopo anni di professione affronta ancora il pubblico con un pizzico di imbarazzo, ne ha rispetto e soggezione, ne sollecita l'approvazione meditata più che l'applauso estemporaneo. La sua è una modestia non costruita, ma autentica (che lo induce a guardare i suoi errori più che ai suoi successi) e il suo costante frugare in se stesso alla ricerca di umori validi da trasferire nella prossima canzone alla ricerca di umori validi da trasferire nella prossima canzone ha spesso cadenze e modi che ricordano quelli della pittura figurativa; se c'è un cantautore le cui composizioni sembrano attingere agli stessi elementi di un quadro questi è certamente Endrigo: "Aria di neve", "Periferia", "Via Broletto 34", sono altrettanti inimitabili bozzetti, e anche ora, con "Era d'estate". "La guerra" e la stessa riesumazione della suggestiva "Canta Pierrot", si rivolge verso le immagini ricche di contorni a colori squisitamente pittorici.
Arrivato sulla soglia di quella meravigliosa e drammatica età che nella vita di un uomo è costituita dal traguardo dei trenta anni, Endrigo ha raggiunto il suo obiettivo più segreto e ambito: essere compreso da tutti, essere riuscito a fare di un "genere" che all'inizio poteva sembrare accessibile a pochi un genere popolare. Ed è un risultato che forse riuscirà a cancellare dai tratti del suo viso antichissimo (piacerebbe a Bergman) quel velo di sottile malinconia dal quale non si libera neanche quando esplode in "Viva Maddalena".
Il modello sportivo è presentato dal noto attore Paolo Carlini che sfoggia una giacca pied-de-poule in due gradazioni di grigio, unito al colore ultimo grido, il "rubilio". La linea è piuttosto aderente con lunghi spacchi dietro. I pantaloni senza risvolto sono grigio antracite. Cravatta e fodera della giacca di seta color rubilio (mod. Leone di Napoli)
L'AUTO
"Lancia Flaminia" convertibile due posti, di 2458 cc., il cui motore , a 5000 giri, eroga 140 cavalli, imprimendo all'auto la velocità di 191 km. l'ora. Il consumo della "Flaminia" convertibile è di 13 litri per 100 km. Il prezzo è di L. 3.435.000. La tassa di circolazione di L. 106.140
Nei primi giorni di gennaio avrebbe dovuto andare in onda una serie di "Caroselli" girati da Dario Fo e Franca Rame per conto di una grossa società produttrice di cucine e di frigoriferi. Soltanto ora si è saputo che la società, impegnata economicamente in modo rilevante e avendo già pagato il tempo a disposizione e le spese di realizzazione dei cortometraggi, ha dovuto minacciare la Rai di citazione in giudizio per ottenere che i "Caroselli" andassero in onda comunque, sia pure in ritardo.
Se invece che a Cambobasso, fosse nato negli Stati Uniti, oggi, con ogni probabilità, FRED BONGUSTO sarebbe conosciuto come Frank Sinatra, più che per il suo nome, per l'appellativo che, certamente, il pubblico e la stampa gli avrebbero attribuito. Essendo la "voce", attributo ormai acquisito da Frank Sinatra, "il timbro" forse sarebbe stato il soprannome più indicato per individuare al primo colpo Fred Bongusto. "Il timbro" di voce di questo cantante, "un timbro" di voce personalissimo, denso di significato ed avvincente, è infatti quanto di più inconfondibile si possa immaginare, ed è la ragione stessa del suo successo. FRED BONGUSTO, ex studente universitario della facoltà di legge, ex assistente sociale, imparò a cantare, a suonare la chitarra e a comporre canzoni, fin dai tempi del liceo, quando era il principale elemento della formazione musicale studentesca di Campobasso. Fu a Padova nel 1957, che Fred Bongusto divenne professionista; lo divenne aggregandosi all'orchestrina del caffè Pedrocchi, che egli aveva iniziato a frequentare con i compagni d'Università. Abbandonati gli studi, Bongusto cominciò così una faticosa routine che durò alcuni anni e che lo portò al seguito di varie orchestre nelle quali fungeva da cantante e chitarrista, in Germania, nel Libano, in Grecia, in Turchia ed in altri Paesi. Nel 1960, forse scoraggiato, Fred Bongusto interruppe la carriera di cantante per riprendere gli studi, ma neppure un anno dopo, irresistibilmente richiamato dalla musica, ricominciò a girare l'Italia con un quartetto. Interprete intelligente e sensibile, questa volta Fred non doveva attendere molto a raccogliere il successo: dal 1962, infatti, egli è tra i più apprezzati interpreti di musica leggera e il suo nome, ormai, è conosciuto in tutto il mondo, ed egli è considerato il continuatore, in chiave assolutamente moderna, della più tradizionale musica leggera italiana. [...]
dalla cover del disco
Lato a)
Amore fermati (terzoli-zapponi-kramer)
Frida (bongusto)
Buona notte, angelo mio (pallesi-danpa-gillar)
Malaga (mancini-bongusto)
Vierno (acampora-de gregorio)
Hoo-goo-noo (bongusto)
Lato b)
Sigrid (bongusto)
Tutti mi dicono (migliacci-bongusto)
My love is dead ( bongusto)
Doce doce (bongusto)
Tu non capire (bongusto)
Madeleine auf wiedersehen (bisth-pallesi-guarnieri)
- IL GIORNO PIU' LUNGO (6 città - 354 gg.) incasso 384 milioni
- MAFIOSO (15 città - 506 gg.) incasso 311 milioni
- SODOMA E GOMORRA (15 città - 43 gg.) incasso 281 milioni
- L'AFFITTACAMERE (15 città - 405 gg.) incasso 269 milioni
- L'UOMO CHE UCCISE LIBERTY VALANCE (15 città - 392 gg.) incasso 260 milioni
- IL SORPASSO (15 città - 361 gg.) incasso 233 milioni
- GLI AMMUTINATI DEL BOUNTY (7 città - 175 gg.) incasso 228 milioni
- IL FALSO TRADITORE (15 città - 316 gg.) incasso 193 milioni
Come per la maggior parte delle maschere italiane - eccentuata, naturalmente, Pulcinella - anche di Rugantino è quasi svanito il ricordo: è rimasta viva però, nella lingua, la parola "rugare", alzare la voce, da cui in origine derivò il nome del nostro eroe.
Ma chi era, in effetti, questo Rugantino? Conviene lasciare la parola a Giuseppe Gioacchino Belli che, tra l'altro, lo ha cristallizzato in un suo celebre sonetto: "Maschera del teatro di fantaccini, la quale presenta un linguacciuto attaccabrighe che finisce poi sempre per toccarne da tutti e di numerare a debito altrui le busse del proprio conto: carattere non reperibile fra i soli uomini di legno". [...]
Non è un caso che la critica abbia ravvisato in qualche personaggio di Ettore Petrolini - l'ultimo esponente di un mondo folcloristico ormai del tutto sommerso dalla marea di cemento armato che ha cambiato il volto materiale e spirituale di Roma - un discendente del Rugantino della Roma papale.
Dice, infatti, "Gigetto er bullo":
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"c'è chi dice che io so' un prepotente
"perchè so' un bullo dar gajardo e bello
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"chi vo' parla' co' me cacci er cortello".
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Anche nel "Rugantino" di Garinei e Giovannini, elementi caratteristici sono rimasti l'arroganza verbale, l'amore per la battuta, il desiderio sfrenato di essere sempre in primo piano, anche a costo della vita: così quando Rugantino esce malconcio dal primo scontro che ha con Gnecco, il marito di Rosetta, esclama rivolto alla ragazza: "Sapessi quello che j'ho detto... l'ho ridotto un pizzico... vallo a consolà". La bandiera di Rugantino era una: meglio perdere un amico che una buona risposta, e comunque mai lasciarsi sfuggire l'occasione per mostrare di essere sempre "er più" di tutti . [...]
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Antonio Buratti .
(note informative interne alla cover)
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Lato a)
a - Introduzione (orchestra) b - Tirollallero (Lando Fiorini) c - La morra (coro)
Ballata di Rugantino (Nino Manfredi)
Omini, bisommini e cazzabbubboli (Lea Massari e Lando Fiorini)
È bello ave' 'na donna dentro casa (Aldo Fabrizi)
La berlina (Nino Manfredi e Lando Fiorini)
Roma nun fa' la stupida stasera (Nino Manfredi, Lea Massari, Aldo Fabrizi, Bice Valori, Lando Fiorini)
. .Lato b)
a - Introduzione (orchestra) b - Ciumachella de' Trastevere (Lando Fiorini)
'na botta e via (Lea Massari)
Sempre boja è (Bice Valori)
Saltarello (orchestra)
Tira a campa' (Aldo Fabrizi)
È l'omo mio (Lea Massari)
Stornelli e finale (Nino Manfredi, Lea Massari, Bice Valori
Rugantino (Nino Manfredi), un bullo di Trastevere del primo Ottocento, cerca di raggirare Mastro Titta (Aldo Fabrizi), proprietario di una trattoria e boia a tempo perso. Per spillare quattrini all’ingenuo oste, Rugantino si serve della complicità della propria amante Eusebia (Bice Valori) che egli presenta come sorella. Così si inizia la commedia musicale che Garinei e Giovannini hanno scritto, in collaborazione con Franciosa e Festa Campanile, ispirandosi alla tradizionale maschera romanesca di Rugantino, un rodomonte spaccamontagne. Avvezzo più a parlare che ad agire.
[…]
Lo spettacolo ha richiesto quasi due mesi di prove perché gli attori hanno dovuto improvvisarsi cantanti per interpretare le canzoni che Armando Trovajoli, autore delle musiche ha scritto per i loro personaggi.
[…]
Le vicende di Rugantino, che è un personaggio creato dalla fantasia popolare, si ispirano a quelle raccontate nei versi romaneschi e negli scritti di Gioacchino Belli, Cesare Pascarella e Antonio Baldini.
[…]
La commedia musicale di “Rugantino”, che è andata in scena a Roma il 15 dicembre, è costata per il suo allestimento quasi ottanta milioni, ma nei primi venti giorni di rappresentazione ha incassato cento milioni circa.
La bossa nova: ecco, dopo l'avvento del twist, l'irresistibile nuovo ritmo! E non si tratta solo di un ballo sul tipo del twist, ricalcato sulle solite mille variazioni che sono spuntate, si può dire, ogni settimana da quando il twist ha avuto origine. La bossa nova costituisce una inedita espressione sudamericana, in un tempo quasi di samba leggera. Essa nacque in Brasile parecchi anni or sono, ed ivi divenne il numero alla moda dei Caffè-concerto. "Bossa nova" è oggi un termine tipico portoghese, che significa qualcosa come "il nuovo ritmo", o "l'ultimo grido".
La bossa nova fu introdotta nel Nord-America per la prima volta da alcuni jazzisti statunitensi, i quali durante una tournée nei paesi sudamericani udirono la nuova musica, vi presero gusto e incominciarono ad includerla nei propri programmi. Con il lancio avvenuto tramite i dischi, iniziò la vera e propria epidemia! La bossa nova è musica piana, riposante, che immediatamente vi penetra sotto la pelle, senza mai urtare i vostri nervi. Naturalmente, esistono rispetto all'originale molte varianti che talora ne sovvertono completamente la natura, ma qui, in questo album gustoso, invitante, ballabile, è possibile ascoltare l'autentica bossa nova - incisa in Brasile da una delle più eminenti orchestre di quel paese specializzate nel nuovo ritmo. Zaccarias è il maggiore clarinettista sudamericano, e la sua personalità ed i suoi dischi fanno di lui uno dei musicisti più noti e popolari.
La vulcanica e lentigginosa Rita Pavone è partita decisamente alla conquista del pubblico italino. Fin dalla prima puntata di "Studio uno" la giovanissima cantante ha dimostrato di possedere voce e capacità di recitazione tali da mettere in allarme persino le varie regine della canzone italiana.
Diciassette anni, ma ne dimostra si e no quattordici. Un visetto simpatico, cosparso di lentiggini, con due fossette che il sorriso accentua, nemmeno un'ombra di trucco; veste con assoluta semplicità (un golf color fumo di londra sopra una camicetta a scacchi e una gonna celeste, scarpette basse) questa è la "cantante sbarazzina", la rivelazione, la futura stella del firmamento della musica leggera.
"Bye Bye Birdie" (Ciao, ciao Birdie) fu un celebre "musical" di Broadway che non poteva tardare a trasferirsi ad Hollywood. Con buone ragioni del resto: il magico mondo del cinema, e quindi delle macchine da presa, degli effetti spettacolari e del colore, è un mondo fatto apposta per le commedie musicali. Così "Bye Bye Birdie" volo ad ovest, e risolse ogni porblema terreno. Ciao, ciao Birdie è un safari - dà acquolina in bocca, con canzoni che scendono nel cuore e ritmi che trascinano i piedi alla danza - attraverso le terre radiose della giovinezza, i cui indigeni sono giovani, graziosi, presenti, ricchi di talento, allegri e spregiudicati. Il film è tutto da vedere: questa colonna sonora tutta da ascoltare: Via dunque al ritmo della musica! Un godimento dell'orecchio per tutti!
dalla cover del disco
Side a)
Ann-Margret - Ouverture (ciao, ciao Birdie)
Ann-Margret - How lovely to be a woman
Bobby Rydell - The telephone hour
Dick Van Dyke, Janet Leigh - Put on a happy face
Jesse Pearson - Honestly sincere
Ann-Margret, Paul Lynde, Mary La Roche, Bryan russell - Hymn for a sunday evening (adams-strouse)
Side b)
Jesse Pearson - One last kiss
Ann-Margret, Janet Leigh, Bobby Rydell - One boy
Dick Van Dyke, Paul Lynde, Maureen Stapleton, Bryan Russell - Kids
Jesse Pearson, Ann-Margret, Bobby Rydell - A lot of livin' to do
Ann-Margret, Janet Leigh, Dick Van Dyke, Bobby Rydell - Rosie and bye bye Birdie (adams-strouse)
con: Janet Leigh, Dick Van Dyke, Ann Margret, Bobby Rydell, Ed Sullivan, Maureen Stapleton Regia: George Sidney . genere: commedia musicale soggetto: dalla commedia musicale di Michael Stewart sceneggiatura: Irving Brecher fotografia: Joseph Biroc musiche: Johnny Green montaggio: Charles Nelson produzione: Kohlman-Sidney distribuzione: Ceiad valutazione del CCC: Adulti con riserva (pur non essendo negativo, presenta elementi pericolosi anche per un adulto e merita obiettive riserve morali)