un anno della nostra storia, ricostruito tra "fumi" di documentati ricordi, a futura memoria. L'Archivio della memoria non deve estinguersi con la vita di chi lo possiede. Le generazioni che cedono il passo hanno il dovere di conservare e trasmettere traccia del loro vissuto
Finora Tony Renis, battuto l'anno scorso a Sanremo, faceva tenerezza e anche per questo il pubblico l'ha voluto primo in "Canzonissima". Ma quest'anno ha vinto, e con una canzone assai discussa. Da vittima si è trasformato in mattatore. E già la gente gli vuole un pò meno bene.
[...]
Molti lettori si domanderanno (e ce lo scriveranno) come mai la "Domenica del Corriere" dedica tanto spazio ad avvenimenti futili come un Festival di Sanremo e dà tanta corda ai suoi personaggi. La risposta è piuttosto semplice: intanto il Festival di Sanremo, e proprio per volontà del popolo sovrano, non è cosa futile e neppure sono futili i miliardi di interessi che vi gravitano intorno; quanto ai suoi personaggi noi riteniamo che essi possano interessare come fenomeni di tutta una epoca, la nostra, e che perciò debbano essere anche spiegati come abbiamo cercato di fare - magari senza riuscirvi - con Tony Renis, possessore fino a qualche anno fa di una sola chitarra, e correntista, adesso, fra i più richiesti dalla banche (ha confessato lui stesso che i soli diritti di "Quando, quando, quando" assommano, finora, a 73 milioni.
Adesso c'è la causa di plagio in ballo. Io non credo che arriverà mai in tribunale. Queste cose si aggiustano quasi sempre prima. Rimane il fatto che mentre il ragazzo cantava "Uno per tutte", dopo la sua proclamazione a vincitore del tredicesimo festival di Sanremo, c'era gente fra il pubblico che si sgolava urlando "plagio, plagio". Erano proprio tutti avversari "commerciali" del Tony e della sua casa editrice? [...]
Peccato! Tony Renis è uno dei pochi professionisti preparati che il mondo della canzone italiana possa vantare. Conosce la musica, sa suonare bene la chitarra, ha molto talento. Eppure ha presentato a Sanremo una canzone che certo lui ha composto in buona fede ma che, in ogni modo , avrebbe potuto gettare un'ombra sul suo professionismo e sul suo talento. E non basta che lui e suo padre continuino a ripetere il ritornello che "le note sono soltanto sette" e che tutti i motivi, bene o male, si assomigliano.
Tutti i motivi? Forse si. Meno, però, quelli che vincono un festival. Già, è stata questa la scalogna di Tony Renis: vincere il festival. Così da vittima da proteggere è diventato mattatore. E il pubblico, l'esperienza ormai ce lo insegna, i mattatori non li può digerire.
Del
Festival, in me che vi assistevo per la prima volta, sono rimasti specialmente
impressi:
Il professionismo di Villa
Confesso che il suo tipo di canto personalmente non mi piace, e neanche mi entusiasma la sua faccia. Devo però convenire che, quando entrava in azione, tutti gli altri, e non saprei spiegare bene il perchè, sembravano al paragone dei dilettanti. E poi, che savoir faire. Quando compariva, e c'erano i battimani, anzichè salire subito sulla pedana come facevano gli altri, restava qualche istante di fianco, e salutava il pubblico con gesto sobrio delle mani, come per dire: "Ci siamo intesi vero? Chiaro che io sono il numero uno? Applaudite, applaudite, ragazzi, è il vostro elementare dovere".
Il passo falso di Bruni
Magari senza alcuna intenzione maligna, così per gioco, Sergio Bruni ha avuto una trovata che è probabile gli abbia fatto perdere parecchi voti. La terza sera è comparso, per eseguire la sua canzone, subito dopo che Pino Donaggio aveva cantato "Giovane giovane". E prima che l'orchestra attaccasse, appena sulla pedana, ha accennato sorridendo a un passo di twist: alla gente sembrò che volesse sfottere chi l'aveva preceduto.
La battuta infelice di Pericoli
Alla fine dell'ultima serata, intervistato sul palcoscenico, Emilio Pericoli, trionfatore con Tony Renis, ha detto: "Confesso che non me l'aspettavo". Al che dalla platea c'è stato un coro: "Neppure noi, neppure noi".
Gli applausi a settori
Guardando la platea dall'alto si notava un curioso fenomeno. Gli applausi, anzichè essere sparsi un pò dovunque, come avviene di solito, erano concentrati in modo strano. Per esempio si vedevano spellarsi le mani quelli della settima e decima fila di poltrone; la ottava e la nona invece non facevano una piega. Oppure l'entusiasmo esplodeva un'isoletta qua e un'isoletta là, mentre il resto restava tranquillo. A scopo strategico infatti alcune case editrici avevano raggruppato i loro scagnozzi in determinati settori forse con la speranza di ottenere così una maggiore forza d'urto. Certo era uno spettacolo alquanto comico.
I vantaggi della TV
Se uno vuole udire bene le canzoni, capirne le parole, vedere bene i cantanti, le loro facce, le loro espressioni, insomma seguire il Festival il più da vicino possibile, si guardi bene dall'andare a Sanremo ma si sieda in poltrona e apra il televisore.
La deficienza mnemonica delle presentatrici
Ad annunciare le canzoni (il titolo, gli autori, l'orchestra esecutrice, l'interprete) si alternavano quattro graziose presentatrici, state già vallette di Mike Bongiorno. La meglio secondo me era la Copreni. Agghindate in modo scicchissimo, con pettinature che dovevano essere costate interi pomeriggi di lavoro. Ma che testoline! Evidentemente imparare a memoria quelle pochissime parolette era un'impresa troppo ardua per loro. Ed avanzavano sul loro speciale podio con un foglietto di carta in mano, e leggevano, ed era una cosa abbastanza divertente.
Del Festival, in me che vi assistevo per la prima volta, sono rimasti specialmente impressi:
la bruttezza della sala
Cento volte meglio le pretenziose architetture fine di secolo dei grandi alberghi sanremesi e perfino del Casinò piuttosto che la squallida nudità del salone dove si è svolto il Festival, simile a un grande cinematografo rionale. Le decorazioni di fiori non bastano a renderla simpatica o accogliente. In quanto all'apprestamento scenico venivano in mente certi stands di Fiera campionaria di trent'anni fa.
L'anzianità degli spettatori
I giornalisti erano in galleria. Di lassù, guardando alle favolose poltrone diremo così elettorali, pagate settantamila lire per tre sere, si vedeva un panorama di teste in piazza, semicalve, grigie e bianche. Rare le capigliature nere. E fra le donne prevaleva quel caratteristico biondo falso con cui molte ingenue signore si illudono di poter alleviare gli insulti del tempo (mentre l'effetto è invece nettamente contrario). A occhio e croce l'età media degli spettatori era cinquant'anni. Canzoni destinate a essere cantate dai giovani sarebbe stato logico che fossero scelte dai giovani. Ma i giovani, ahimè, non dispongono di settantamila lire.
I vestiti di Milva
Erano tutti e tre lunghi fino a terra, di linea regale. Abiti da incoronazione piuttosto che da canzone. Da lontano sembrava, non so, la statua della libertà o un'imperatrice bizantina. Con quegli abiti là vincere era assolutamente obbligatorio. E proprio a motivo di quegli abiti la sconfitta ha fatto doppia sensazione.
La voce di Milva
La quale si è stilisticamente raffinata senza perdere quei suoi toni profondi, tenebrosi, carnali. Solo che prima (vedi Flamenco rock) queste torride note sgorgavano di getto da una femminilità decisamente popolaresca, oggi vengono amministrati a ottenere elaborati effetti drammatici alla Edith Piaf.
L'importanza di Milva
L'ho vista due tre volte da vicino, nel ridotto del teatro, al bar del teatro, nell'atrio dell'albergo. Era evidente che si sentiva molto importante, la colpa non è sua, la colpa è del pubblico. E come la giovane contadina è costretta ad assunere un atteggiamento da dea dall'otre pieno d'acqua portato in testa, parimente la Milva reagiva sotto il peso della gloria.
Aura D'Angelo, Gianni Lacommare, Luciano Tajoli, ed Arturo Testa, partecipanti al Festival 1963, unitamente a Wanda Romanelli, Wanna Scotti, Tullio Pane ed a miss Europa Anna Ranalli, accompagnati da una grande orchestra diretta dal Maestro Gino Mescoli, si esibiranno in 18-20 città americane.
Dopo la vittoria a Canzonissima mi ero preparato con tutta la coscienza possibile al Festival di Sanremo: dicevo a tutti "mi basta far bella figura", ma in cuor mio speravo proprio di arrivare primo e di conquistare un primato che nessuno dei miei colleghi ha mai conseguito: vincere Canzonissima ed il Festival di Sanremo nello stesso anno.
[...] La notte tra giovedi e venerdi non ho chiuso occhio. Come in un incubo vedevo dinanzi a me Cichellero che alzava le mani per dare il "via" a Uno per tutte: in quelle mani c'era il mio destino. [...] Ho cantato male, [...] se non fosse stato per la stupenda interpretazione di Emilio Pericoli, probabilmente Uno per tutte non sarebbe neppure entrata in finale. [...]
Venerdi notte avevo ripreso a sperare: non certo più di arrivare primo (tutti ormai, con assoluta sicurezza, davano vincenti o Villa o Milva), ma almeno di piazzarmi dignitosamente. Una speranza durata poche ore: fino all'estrazione a sorte di sabato mattina Gianni Ravera, l'organizzatore del Festival, appena conosciuti i risultati dell'estrazione era venuto a farmi coraggio. Tutti mi trattavano come una specie di condannato a morte: ed avevano ben ragione di farlo. In dodici anni di Festival di Sanremo la canzone eseguita per prima la sera della finalissima è quasi sempre arrivata ultima. [...].
(la sera, dopo aver cantato) pensavo al pubblico in sala, per forza di cose ancora freddo, ai componenti le venti giurie esperte raccolti negli studi dei notai, magari ancora intenti a prendere posto davanti al televisore (qualcuno che arriva tardi c'è sempre). "Non si saranno neppure accorti che ho cantato" mi dicevo. "Magari arrivati in fondo si chiederanno: ma non doveva cantare anche Tony Renis?"
Le dieci, le dieci e un quarto, le dieci e mezzo. Con me non parlava nessuno, di me non si occupava nessuno. L'unico a venirmi vicino, dopo aver cantato anche lui Uno per tutte, è stato Emilio Pericoli. "guarda i fotografi", mi ha detto, "continuano a fotografare Claudio Villa con Eugenia Foligatti, Milva con Tajoli, Donaggio con la Cocki Mazzetti. Sono le coppie che possono vincere o almeno arrivare ai primi posti. A noi non hanno fatto neppure una foto. Io sono più vecchio del mestiere di te, caro Tony: questo è proprio un brutto segno".
Non occorreva che me lo dicesse: me ne ero già convinto per mio conto. "Andiamo a berci su", fece Pericoli. "Al baretto del palcoscenico?". "Macché, al bar del Casinò. Tutti quelli che perdono, qua dentro, vanno a bere a quel bar. Possiamo andare tranquilli, tanto qui nessuno ha bisogno di noi".
[...] Possiamo ripeterlo qui, senza tema di querele, tanto
ormai l'hanno già detto tutti, che i motivi più popolari, fin dalle prime sere,
venivano canticchiati dai competenti, pare con altre parole. Così si riudivano le arie della
"Tosca", di "Till", di "Noi siamo quelle dello
scisci", di "Abbassa la tua radio per favor", e via discorrendo.
Inspiegabilmente per i profani, nessuno dei concorrenti
interveniva per accusare apertamente l'altro del plagio, semmai le diffamazioni
avvenivano tra le quinte, a bassa voce. Omertà o pigrizia?Pare, infatti, che ormai il plagio sia cosa
pacifica.Gli accordi, intanto, si
possono prendere pari pari da qualsiasi pezzo musicale. Mi hanno spiegato che basta cambiare un
pochino la melodia.Ho deciso: l'anno
prossimo mi ci metterò anch'io, ho anche già scelto la canzone, prenderò
"la vie en rose", motivo di sicuro successo. Naturalmente cambierò le parole.Ne farò, per esempio: "Perdersi nel
deserto". La musica non la conosco,
ma so, in compenso, disegnare.Mi
affiderò al puro istinto grafico e decorativo per spostare qualche notarella
qua e là, e la vittoria non dovrebbe levarmela nessuno.
Perchè, incredibile ma vero, più si copia, e più si parte
favoriti.È ovvio che le canzoni più
votate sono quelle più orecchiabili. E
orecchiabile e già orecchiato in fondo significano la stessa cosa. Si ama ciò
che si conosce, e così va a finire che, [...],
i maggiori voti vanno al risaputo.
A distanza di dieci giorni dal Festival di Sanremo appare difficile per un cronista trarre delle conclusioni sulla manifestazione mentre non è nostro compito entrare nelle critiche che rappresenterebbero oggi "...il senno di poi", ma che non possono ormai modificare nulla.
Il Festival di Sanremo rimane la manifestazione più importante della musica leggera e mantiene le sue attrattive, il suo fascino, le sue amarezze e logicamente le sue critiche.
I cantanti sono o dovrebbero essere fuori discussione. Possono talvolta non avere la canzone adatta, ma rimangonop i personaggi di questo nuovo mondo musicale moderno, rapido, fragile, mutevole come le bizzarre cronache del tempo d'oggi.
Vincono e non sempre convincono, illudono o deludono, trionfano o tremolano, proprio come cavalli da corsa per i quali non valgono mai le scommesse sicure.
Per quanto riguarda le canzoni, troppi sono i pareri e troppi i gusti personali per poterle trasformare in un prodotto di massa. Abbiamo sempre avuto e specialmente oggi gusti troppo diversi per poter pensare che le nostre canzonette possono essere standardizzate. Costruire le canzoni può essere facile oggi, difficile è crearne i successi.
La parola è dunque oggi ai dischi. Una vittoria, si sa, può influire ma non sempre. Il proverbio degli "ultimi possono diventare i primi" è molto valido in questo campo e le vendite al pubblico non sempre possono essere influenzate dalla, non facile oggi propaganda. [...]
Quel Sangiusto è un tipo così matto che c'è proprio da avere i brividi a pensare a quello che potrà combinare a Sanremo. Magari prenderà la platea del Casinò per una piscina, come il pazzo della barzelletta, e vi si butterà a capofitto cantando un twist. L'ha già fatto in un night di Milano, ed i suoi orchestrali sbagliavano le note per il gran ridere, ed il pubblico si spellava le mani negli applausi. Andò bene per tre sere, perchè Ennio Sangiusto è un tipino tutto agile e scattante e snodato come un gatto, ma una sera anziché sulla parte giusta andò a sbattere sul mento, e poco mancò che non gli saltassero via tutti i denti.
Insomma, da lui c'è da aspettarsi di tutto, e quindi l'aspettativa per Sanremo, a detta dei tecnici, quest'anno sarà un bel Festival: belle canzoni, selezionate con serietà, testi gradevoli e a volte molto intelligenti. Ce n'è anche uno satirico, che è la Ballata del pedone e che dovrà commuovere un bel pò di milioni di italiani, tutti quelli che di solito vanno a piedi. Insomma, racconta di un tale che per attraversare la strada ne tenta di tutti i colori, finisce che dorme persino sul marciapiedi, per attendere il momento propizio, ma il momento non viene mai. E insomma, quando finalmente si decide, gli va male e lui crepa. È il tredici agosto. Due giorni dopo è ferragosto, la città è deserta, il traffico non esiste più: inutilmente: il povero pedone è già morto.
[...] Mister argento vivo in realtà si chiama Ennio Reggente. "Sangiusto è un nome d'arte. L'ho preso dalla mia città, Trieste [...]". Sangiusto ha fatto un sacco di mestieri, dal barman all'elettricista al fattorino al meccanico. Però, qualsiasi lavoro facesse, la sera se ne andava a ballare: cosa indispensabile per chi come lui ha l'argento vivo indosso. Ben presto passò dall'altra parte: non più cliente, ma cantante-ballerino sotto contratto. Un bel colpo per chi senza cantare e senza ballare non sa starci: si diverte, ed in più lo pagano.
Il fatto che Sangiusto si diverta sempre facendo uno spettacolo, è ciò che lo rende così affascinante. Perchè si capisce subito che le sue esibizioni sono spontanee, nate da uno spirito insopprimibile, e non sono la fatica di chi deve guadagnarsi la pagnotta.
13° Festival di San Remo. Evviva! Ai giovani la vittoria. Trionfo dei giovani.
E accettato quindi definitivamente ed ufficialmente questo bizzarro, spensierato mondo moderno del moderno amore dove ricordi, mamme e nostalgie non hanno più senso logico, dove chi vuole vivere o sopravvivere deve avere, o sentirsi, solamente vent'anni.
Applausi scroscianti, se pur ovattati da guanti di raso e di perline bianche. [...]
Uomini maturi ora si dondolano, accomiatandosi, a cadenza di twist, signore in visone si abbracciano esultanti accennando, sotto agli strascichi, calcetti di "bossa nova"... [...]
Baci. Pochi baci, anzi. Sei, per la cronaca, in tutto il repertorio dei motivi (così dicono le statistiche), una sola carezza. E nessuna lacrima.
[...]
Le telescriventi martellano ora i risultati del Festival a velocità vertiginosa. Partono i "cable" per i paesi più lontani, i telefoni (incredibile a pensarsi) finalmente funzionano. Meraviglioso potere del Festival di San Remo!
Le giurie esterne hanno votato in un batter d'occhio. Il barbiere di Oristano, la casalinga (futura pensionata) di Castrovillari possono essere fieri oggi di aver collaborato alla proclamazione dei motivi giovani dell'anno, quali rappresentanti ufficiali della nostra attuale e plebiscitaria sensibilità musicale.
Del resto, l'inutile invocazione dell'isolato pedone è stata respinta all'unanimità. Però in compenso, "Oggi non ho tempo per andare a lavorare" non poteva assolutamente essere accettata, neppure dai giovani. Anche le nuove generazioni finiscono così per tranquillizzarci. [...]
San Remo dunque ha desiderato segnare ancora un punto di partenza e ricominciare da capo. [...]
Accettiamolo dunque, con gioia, amici, questo mondo leggero di oggi, piuttosto superficiale, di amori a catena, di unioni e separazioni consensuali improvvise, di Lolite che si innamorano di vegliardi e di famose cinquantenni che sposano "fusti" da lanciare.
Evviva! Vent'anni per tutti! I giovani hanno vinto... Evviva i giovani!
"San Remo", un pochino invecchiato, ci conferma che vale la pena di sentirci giovani se vogliamo che i giovani ci accettino nel loro mondo e siamo d'accordo su questa affascinante fraternizzazione.
Variamola questa alleanza di generazioni, questo unico modo di sentire, adottiamola questa unica lingua, finalmente per intenderci.
Anche per questo dobbiamo dunque voler bene a San Remo, che ha iniziato ad abbattere, sia pur attraverso le canzoni, pregiudizi secolari, rigidi confini, inutili e superate tradizioni.
Le canzoni, si sa, possono sempre insegnarci qualche cosa. Anche se nei loro repertori la parola "interesse" non appare. Ma poi hanno più senso pratico di quello che non si creda ed oggi figurano sempre associate all'industria ed al commercio.
Esigenze ineluttabili del progresso!
L'ultima serenata (controllata dal fisco e dalla SIAE), non è certo più quella dell'antico organino di Barberia.
È lanciata a 30 watt da un juke box cine-stereo in technicolor a schermo panoramico e del valore di svariati milioni.
Mario De Luigi ("Musica e Dischi" - febbraio 1963)
- "Diabolik" fumetto del brivido per adulti)
- "La Domenica del Corriere" (settimanale di attualità del Corriere della sera)
- "Epoca"
(settimanale di attualità della Mondadori)
- "L'Espresso"
(settimanale di politica, cultura ed economia)
- "L'Europeo"
(settimanale di attualità della Rizzoli)
- "FAMIGLIA CRISTIANA" (settimanale cattolico di attualità)
- "Grand Hotel" (settimanale di attualità italiana)
- "Incontro, l'altra informazione" (mensile d'informazione gratuito)
- "Jamboree" (trimestrale di musica, cinema e informazione sul tema anni '50 e '60)
- "Musica e dischi"
(mensile d'informazione discografica)
- "Oggi" (settimanale
di politica, attualità e cultura)
- "Radiocorriere TV" (settimanale della RAI per la presentazione dei programmi)
- "TV Sorrisi e Canzoni" (settimanale di attualità e informazioni radiotelevisive)
- "l'Uomo mascherato" (fumetto delle edizioni F.lli Spada)
- "VIE NUOVE" (settimanale di attualità per la gioventù comunista)
Organizzazione:
ATA (concessionaria del Casinò Municipale di Sanremo)
Sede di
svolgimento: Salone delle Feste del Casinò
Padron:
Gianni Ravera
Presentatori: Mike Bongiorno con Edy Campagnoli, Rossana Armani, Giuliana Copremi e Maria Giovannini Orchestre: Pino Calvi (sostituisce Lelio Luttazzi infortunato in un inciodente stradale), Gigi Cichellero
Formula di
gara:
dopo due edizioni con il "Voto-Festival" e la conseguente attesa di oltre una settimana per conoscere la canzone vincitrice, si torna alla formula più antica: risultati delle votazioni finali subito dopo la conclusione della terza serata. Le 20 canzoni in gara sono scelte da una speciale Commissione d'ascolto, che ne vaglia 339. Molte sono le vittime illustri che vedono scartate subito le proprie proposte (Rascel, Bindi, Modugno, Celentano, Kramer, Dallara, Meccia, Carosone e Carlo Alberto Rossi).
Votazioni:
20 Giurie esterne, dislocate in altrettanti centri italiani e composte da 15 elementi ciascuna. Vi è anche una Giuria interna formata da 112 spettatori del Casinò, sorteggiati quattro per ogni fila delle ventotto della platea. I giurati in totale sono 412, tutti con un voto a testa e che cambiano ogni sera.
Sembrava un festival senza emozioni.
Invece, sul traguardo finale, tutti i pronostici sono stati sconvolti: Villa e
Milva, i favoriti della vigilia, hanno dovuto accontentarsi del secondo e del
quinto posto.
Con un colpo di mano i "giovani colonnelli"
della canzone s'impossessavano del Festival di Sanremo alla mezzanotte di sabato
9 febbraio. Guidava la congiura Tony Renis che, insieme a Pericoli, aveva
presentato la fresca e criticata 'Uno per tutti'. Gli altri
erano uno scatenato Donaggio che con la Mazzetti aveva lanciato il suo
contagioso grido di gioventù, Dorelli e la De Angelis, interpreti della canzone
più delicata del Festival, 'Non costa niente'. Solo Villa
teneva testa all'attacco massiccio delle nuove leve ( e di coloro che ad esse si
erano associati), resistendo eroicamente al secondo posto. Un secondo posto,
che, date le circostanze, era più guadagnato di una vittoria.
[...]
Maso Biggero
La Casa Bianca della canzone
(Sanremo sta vivendo la "grande vigilia"). intorno al casinò municipale, uno degli edifici più
fotografati d'Italia, l'atmosfera comincia a diventare elettrica. Incontri e
scontri nel "corridoio dei passi perduti" (Piero Novelli) (13
gennaio)
La complicata scelta dei
cantanti la ricerca dei cantanti è
un'operazione che fa sudare agli organizzatori le proverbiali sette camicie e
che ha la prerogativa di ritrovarsi spesso in alto mare allo stesso momento in
cui la navicella sembra approdata sicuramente in porto (Vito Neri) (20
gennaio)
I volti nuovi del Festival:Carmen Villani, Eugenia Foligatti, Gianni La Commare,
Ennio Sangiusto (Sandro Delli Ponti, Vito Neri) (20 gennaio)
La "Divina Commedia" del
Festival (Sanremo: Inferno, Purgatorio, Paradiso) Sanremo per un cantante può rappresentare tanto la
consacrazione definitiva di un successo, quanto il fallimento di ogni ambizione,
la fine dei sogni di gloria (Rodolfo D'Intino) (27 gennaio)
È iniziato a Sanremo il conto alla
rovesciastabilita la suddivisione
delle canzoni fra le due serate eliminatorie. Aura D'Angelo sostiuisce Carmen
Villani (Anna Corradini-Rodolfo D'Intino) (3 febbraio)
Signori cantanti, tutta la verità!(3 febbraio)
Le vestali di Mike vi
presentiamo le quattro vallette che faranno corona a Mike Bongiorno (Ernesto
Baldo) (3 febbraio)
Osservatorio (Sanremo) (10
febbraio)
Il Festival senza Luttazzi il maestro Lelio Luttazzi è stato protagonista insime
a Franco Cerri di un drammatico incidente d'auto (Rodolfo D'Intino) (10
febbraio)
Le 20 canzoni (10
febbraio)
La
scena del Salone del Festival (10 febbraio)
Tony Renis tenta il bis dopo il trionfo di "Canzonissima" spera di ripetere
lo stesso successo di pubblico (10 febbraio)
Osservatorio (il bilancio del
festival) (17 febbraio)
La sorpresa dell'ultima ora per Claudio Villa niente "Sanremo mon amour" (Maso
Biggero) (17 febbraio)
Le 20 canzoni giudicate dal nostro esperto (Rodolfo D'Intino) (17 febbraio)
Il
Festival confidenziale(Rodolfo D'Intino, Ernesto Baldo, Piero
Novelli) (17 febbraio)
Le
tolette e gli amorii l festival fra la sarta e cupido (Gioietta
Ruffo) (17 febbraio)
Il nodo alla gola di Lelio
Luttazziil maestro si è commosso nell'ascoltare le canzoni che
avrebbe dovuto dirigere (Manlio Fantini) (17 febbraio)
Tony Renis si difende: "non sono un ladro di
note""plagio? ma che volete che ne sappia dello "sci-sci". io
sono nato nel 1937, quella canzone mi dicono è del 1948" (Oreste Gregorio e
Ernesto Baldo) (24 febbraio)
Qui Sanremo 33ª edizionecronaca
immaginaria del festival della canzone fra vent'anni (Piero Novelli jr.) (3
marzo)